LA QUESTIONE DELLA TECNICA: evoluzioni di matrici heideggeriane nel pensiero di Hannah Arendt e di Hans Jonas<br><a href="http://dx.doi.org/10.7443/problemata.v2i1.10373"><i> <b>[doi:10.7443/problemata.v2i1.10373]</i><b></a>

Autores

  • Angela Michelis

DOI:

https://doi.org/10.7443/problemata.v2i1.10373

Palavras-chave:

tecnica, natura, essere umano, relazione, responsabilità

Resumo

Hannah Arendt e Hans Jonas, entrambi profondamente influenzati dalle analisi di Heidegger nel dirigere molta parte delle loro riflessioni filosofiche verso la cosiddetta «questione della tecnica», percorrono vie, che come auspicava il Maestro, mantengono l’apertura al Sacro e il rispetto per l’Improfanabile. È proprio tale apertura giocata nel confronto con la vita esperita che li conduce, tuttavia, a posizioni radicalmente altre rispetto a quelle del Rettore di Heidelberg, a posizioni che tornano a mettere in stretta relazione il significato e la parola, l’impegno morale e la teoria filosofica. A fronte di un potere scientifico-tecnologico che si estende sino alla capacità di intervenire all’interno della natura e dell’essere umano stesso, dando inizio a processi artificiali con conseguenze imprevedibili nella loro portata a lungo termine e probabilmente irreversibili, non si può procrastinare la riflessione sulle vie da intraprendere con responsabilità, in questo nuovo bivio epocale. Nulla è solo “fondo”, sola materia da manipolare, ma tutto è in relazione.

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